Venti pagine per un racconto mi sembrano eccessive: “La mia favola è breve e già compita”, scriveva il Petrarca.
Così ho esordito con Michelangelo quando mi ha chiesto di leggere il suo ultimo racconto. Mi sono avvalsa della citazione del Petrarca per confrontarmi con lui sulla magia della scrittura e sul fascino che la determinano. Che presuntuosa! Discutere con chi ama la libertà delle Parole, pur ricorrendo, a volte, a qualche trasgressione.
Un bel racconto non è solo un racconto ben scritto, ma l’avvicendarsi di parole ed emozioni che non ti fanno distaccare gli occhi dal testo.
Questa la cifra del racconto di Michelangelo d’Auria.
Pallina In-Fettuosa è una fiaba realistica che narra una realtà che ha accomunato in un anno, il 2020, le vite di tutti gli uomini e le donne della terra.
L’incipit lascia prefigurare una fiaba meravigliosa. E lo è; per il fascino narrativo, la fluidità e l’efficacia della scrittura. Stupisce la delicatezza con cui lo scrittore affronta un tema forte, che è ancora in essere, con il fascino della fiaba che incanta adulti e bambini.
Può un esserino di poco conto, una pallina colorata, che ama il respiro del mare, i suoni della natura, le melodie degli strumenti musicali, il canto degli uccelli, essere tanto cattiva da scompaginare l’ordine di “Questa bella famiglia di erbe, animali ed esseri umani”, per dirla con il Foscolo?
Trasportata dal vento, viaggia per sentieri di campagne e città, sfiorando oceani immensi e deserti aridi. Si sente spesso sola, avvilita, disperata, ma l’istinto di sopravvivenza è una forza a cui nessuno può sottrarsi.
Così, piano piano, ci fa dimenticare che il suo essere tra noi è la nostra morte. E ci conquista la sua tenera dolcezza. Anche lei, come ognuno di noi, trova conforto nel fascino dei tramonti, nel picchiettio della pioggia, nella melodia accattivante di uno strumento musicale. Insomma, Pallina affascina, schiude orizzonti ambiziosi e sfidanti, danzando sospesa tra sogno e realtà.
Il racconto di Michelangelo accompagna il lettore attraverso un viaggio solo apparentemente immaginifico. Ciò che dona magia alla narrazione è la straordinaria possibilità per il lettore, di cogliere il motivo per cui vale la pena vivere, che è il fascino stesso della vita.