Si potrebbe definire l’ultima raccolta di poesie di Hamza Zirem, che titola “I singolari segni di un tempo sospeso”, un umanissimo ed accorato diario di guerra. L’affermato poeta e scrittore italo-algerino, in questa silloge, fotografa con la lucidità che non conosce compromessi la realtà della pandemia che attanaglia la terra e che lascia l’umanità tutta nell’apnea di un tempo assai difficile da vivere e da decifrare.
Nella mente e nel cuore del poeta rimangono le tracce indelebili di un tempo e di un anno, il 2020, in cui il mondo intero si è trovato a fare i conti con l’inattesa guerra quotidiana, subdola, quanto silente e sanguinaria, del Coronavirus.
Ne vien fuori un quadro inesorabilmente segnato da tappe ed eventi incancellabili, un collage d’immagini spaventose di un teatro di guerra che l’umanità si carica sgomenta sul groppone, come un fardello enorme ed inatteso che non concede tregua alle carezze, agli abbracci, ad un barlume di sentimento umano.
Francesco Potenza