TERRA MADRE

“La nebbia cela, la nebbia svela”. Qui Nicola Figliuolo prova ad andare oltre la zona buia della realtà, che la nebbia accentua con i suoi veli impalpabili: tristi e malinconici. Lui questa dimensione la vede (eccome se le vede) e le fa vedere anche a noi. Le sue fotografie (scattate a Monteserico di Genzano di Lucania) invitano a fare una «traversata immersiva» nei mondi interiori dell’Io e dell’Es.

“I sogni volano con le nuvole”. In questa sezione il fotografo potentino dà risalto alle nubi. Le immagini sono speculari alla dualità delle parti emotive. Ricordiamo che una è sedentaria e l’altra è nomade. L’esaltazione di questo dualismo si legge nella singolare suddivisione data agli “spazi” delle sue fotografie. Si tratta d’immagini ben distinte: tra l’alto e il basso, e il lato destro e quello sinistro.

“Della bellezza” è la dimostrazione che il linguaggio della fotografia non ha nulla da invidiare alla pittura. Quest’ultima non intesa come una “trascrizione oleografica” o come una “riproduzione stereotipata” della realtà. Con queste fotografie Nicola Figliuolo si è accostato, sempre più, alla dimensione della pittura classica: ricca di «echi semantici» e «di rimandi d’antico».

Le fotografie – scattate con il drone – di “Prospettive diverse” sono un invito a superare la dicotomia storica che esiste tra la città e la campagna, separando la società urbana da quella rurale. Il suo «racconto immersivo» si svolge al contrario dei processi d’inurbamento. La sua è una indagine – realizzata a tutto tondo – sulla «cultura materiale» del Mezzogiorno d’Italia.

Nella sezione “Storia d’utopia e speranze perdute” il fotografo affronta il tema della Riforma Agraria avviata, nel 1950, in Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e nelle aree: del Fucino; del Delta Padano e della Maremma. L’amara constatazione che emerge da queste foto e che molte di queste realtà rurali si sono ridotte ad un fantasma di sé stesse.

In “Variazioni sul tema” si avverte una dimensione astratta che mette in sintonia: il reale con l’irreale; il materiale con l’immateriale; il tangibile con l’intangibile. Qui Nicola Figliuolo ha elevato la «dimensione arcaico-rurale» ad «icona di bellezza». Le sue immagini suscitano la scoperta delle «relazioni semantiche» che esistono: tra un colle e una pianura, tra una casa e un muro a secco. E rimandano alla vita segreta che si svolgeva «dentro» e «fuori» le quattro mura contadine.

Nell’ossimoro del titolo della sezione – “Oceano Terra” – c’è il manifesto programmatico di una ricerca stilistica spinta per contrasti e condotta con una intensa partecipazione emotiva. Ovvero: terreni che (nell’immaginario del fotografo) smettono di essere tali, per trasformarsi in «mari di suoli» e in «oceani di zolle». A fare da trait d’union tra questi mondi opposti sono: la linea dell’orizzonte e l’«Infinito leopardiano».

Nella sezione “Dolce dorme” è protagonista la coltre di neve, che ammanta e che ricopre le colline del Bradano durante i brevi periodi invernali. Nelle foto si avverte che l’autore ha voluto dare una «consistenza concettuale» ai luccichii provenienti dai cristalli di ghiaccio. Ha guardato il bianco della neve e ha guardato la luce – che si rifrange -piegando alla sua volontà la frazione dei raggi solari che convergono su quel punto della fotocamera che viene chiamato «fuoco della lente».

30,00

COD: 9791280996206 Categoria: Tag:

Dettagli

Dimensioni 28 × 10 × 28 cm
Pages

80 Pagine

Cover Design

Bartolomeo Telesca
foto di Nicola Figliolo
testi di Rino Cardone

Publisher

Edizioni Hermaion

Language

Italiano

ISBN

9791280996206

Released

SETTEMBRE 2023

Conosci l'autore

Nicola Figliuolo

Nicola Figliuolo

Nicola Figliuolo (Potenza, 23 settembre 1955) afferma di essersi avvicinato alla fotografia in maniera «totalmente inconsapevole». Rammenta che a quindici anni il suo primo «approccio con la fotografia» avvenne con un «economico apparecchio amatoriale». Si trattava della macchina fotografica di Felice, il fratello maggiore. Quella Bencini Comet lo «incuriosiva» molto. La passione è nata man mano. Ha svolto un corso teorico-pratico, per corrispondenza, con la “Scuola Radio Elettra”: fondata, a Torino, nel 1951. All’inizio nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto dopo. Come folgorato sulla Via di Damasco, Nicola Figliuolo iniziò a dare, a poco a poco, un peso sempre maggiore alla fotografia: fino a farne la sua professione. I suoi primi timidi approcci professionali, con questo mezzo, avvennero nello studio fotografico di Paolo Matone: «Foto Paolo» che è ricordato ancora oggi per le foto scattate nel corso di numerosi eventi sportivi internazionali. Il pensiero va ad alcune partite della nazionale italiana di calcio, disputate durante il “Campionato Mondiale FIFA” svolto in Messico: dal 31 maggio, al 21 giugno del 1970. E poi all’incontro di pugilato del secolo – tenuto l’8 marzo del 1971 al “Madison Square Garden” di New York – tra Muhammad Alì (nato Cassius Clay: Louisville, 17 gennaio 1942 – Scottsdale, Phoenix, 3 giugno 2016) e Joe Fraizer (Beaufort, 12 gennaio 1944 – Philadelphia, 7 novembre 2011). Paolo Matone è anche ricordato nella sua città per avere immortalato allo “Stadio Viviani ” (il 20 maggio del 1971) la partita amichevole tra la squadra locale del Potenza ed il Milan. La partita finì in pareggio: 2 a 2. Tra i due c’era un rapporto di reciproca stima. Per l’acquisto delle sue prime macchine professionali, Nicola Figliuolo si rivolgeva da «Foto Bucci» di Gerardo Pecoriello che era, all’epoca, uno dei rivenditori più forniti di Potenza.
Dopo il terremoto del 23 novembre del 1980 si aprì una opportunità unica per Nicola Figliuolo. Lui non si fece scappare di mano quest’occasione. E la colse appieno. Entrò nel mondo del lavoro grazie alla «Legge 285/1977» che favoriva l’occupazione straordinaria giovanile. Dalla sua biografia si ricava che è stato «fotografo del «Ministero per i Beni, e le Attività Culturali e del Turismo» (in sigla MIBACT poi trasformato in MIC: “Ministero della Cultura”) ed è stato, successivamente, funzionario responsabile dell’archivio fotografico, in ambito archeologico, della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata».
Da allora fino ad oggi è passata molta acqua sotto i ponti. «Le sue immagini sono presenti in una ottantina di pubblicazioni, metà delle quali a carattere scientifico e altrettante che sono state inserite in cataloghi di mostre, di respiro nazionale e internazionale». In circa quarantacinque anni di attività professionale ha fatto tanta strada. Lui dice di essere un «fotografo paesaggista per vocazione». Afferma di avere una «grande dedizione per la sua terra, la Basilicata, alla quale dedica quasi tutti i suoi scatti» senza disdegnare «saltuarie “incursioni” nel campo della “street photo” e dell’architettura urbana».
Ha partecipato alle seguenti esperienze internazionali: 1. “Expo Photo 2017 - Italy taste of Beauty”. L’esposizione si è tenuta, nel 2017, a Roma (“Navona Luxury Apartments”) e nel 2019 a Cagliari (“Museo di Santa Eulalia”); 2. “16th China International Photographic Art Exhibition” che si è svolta, nel 2017, nella città di Lishui: in Cina, nella provincia dello Zhejiang. In Italia ha partecipato, nel 2023, ad «ACI Pistoia Photo Contest»: un concorso nazionale di fotografia, promosso dall’Automobile Club di Pistoia, nel quale si è aggiudicato il secondo posto, nella sezione “paesaggio”. Nel 2019 ha partecipato, a Potenza, alla “Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea” organizzata dalla “Lucana Art Commission” e tenuta al Museo Archeologico Provinciale “Michele Lacava”: dal 05 settembre, al 16 novembre.

Sono dei viaggi «esperienziali» sul territorio ed «immersivi» nella psiche, quelli che c’invita a compiere Nicola Figliuolo (Potenza, 23 settembre 1955) con le sue fotografie contenute in questa monografia. L’autore di queste immagini è un artista-fotografo professionista che trae la sua ispirazione dalle mille sfaccettature del paesaggio. Lui si muove nell’ambito di una espressività fotografica di matrice «realista» o «neorealista» che mette a confronto l’importanza delle cose vere, con la magia che zampilla dall’immaginario visivo: tra fascinazione, incanto, meraviglia e stupore. Nicola Figliuolo è mosso da un’attrazione irresistibile verso l’ambiente e sottopone alla nostra attenzione un «racconto espressivo» che si svolge torno, torno, ad una «fabulazione visiva» che coniuga: la «realtà oggettiva» con l’«immaginazione creativa». Quest’ultima intesa come sommatoria dei processi (incrementali e rivoluzionari) di «ant creativity» («creatività della formica») e di «flea creativity» («creatività della pulce») che portano alla luce, la magia di un qualcosa che non appare evidente, prima che avvenga lo scatto fotografico.