Sono dei viaggi «esperienziali» sul territorio ed «immersivi» nella psiche, quelli che c’invita a compiere Nicola Figliuolo (Potenza, 23 settembre 1955) con le sue fotografie contenute in questa monografia. L’autore di queste immagini è un artista-fotografo professionista che trae la sua ispirazione dalle mille sfaccettature del paesaggio. Lui si muove nell’ambito di una espressività fotografica di matrice «realista» o «neorealista» che mette a confronto l’importanza delle cose vere, con la magia che zampilla dall’immaginario visivo: tra fascinazione, incanto, meraviglia e stupore. Nicola Figliuolo è mosso da un’attrazione irresistibile verso l’ambiente e sottopone alla nostra attenzione un «racconto espressivo» che si svolge torno, torno, ad una «fabulazione visiva» che coniuga: la «realtà oggettiva» con l’«immaginazione creativa». Quest’ultima intesa come sommatoria dei processi (incrementali e rivoluzionari) di «ant creativity» («creatività della formica») e di «flea creativity» («creatività della pulce») che portano alla luce, la magia di un qualcosa che non appare evidente, prima che avvenga lo scatto fotografico.
TERRA MADRE
“La nebbia cela, la nebbia svela”. Qui Nicola Figliuolo prova ad andare oltre la zona buia della realtà, che la nebbia accentua con i suoi veli impalpabili: tristi e malinconici. Lui questa dimensione la vede (eccome se le vede) e le fa vedere anche a noi. Le sue fotografie (scattate a Monteserico di Genzano di Lucania) invitano a fare una «traversata immersiva» nei mondi interiori dell’Io e dell’Es.
“I sogni volano con le nuvole”. In questa sezione il fotografo potentino dà risalto alle nubi. Le immagini sono speculari alla dualità delle parti emotive. Ricordiamo che una è sedentaria e l’altra è nomade. L’esaltazione di questo dualismo si legge nella singolare suddivisione data agli “spazi” delle sue fotografie. Si tratta d’immagini ben distinte: tra l’alto e il basso, e il lato destro e quello sinistro.
“Della bellezza” è la dimostrazione che il linguaggio della fotografia non ha nulla da invidiare alla pittura. Quest’ultima non intesa come una “trascrizione oleografica” o come una “riproduzione stereotipata” della realtà. Con queste fotografie Nicola Figliuolo si è accostato, sempre più, alla dimensione della pittura classica: ricca di «echi semantici» e «di rimandi d’antico».
Le fotografie – scattate con il drone – di “Prospettive diverse” sono un invito a superare la dicotomia storica che esiste tra la città e la campagna, separando la società urbana da quella rurale. Il suo «racconto immersivo» si svolge al contrario dei processi d’inurbamento. La sua è una indagine – realizzata a tutto tondo – sulla «cultura materiale» del Mezzogiorno d’Italia.
Nella sezione “Storia d’utopia e speranze perdute” il fotografo affronta il tema della Riforma Agraria avviata, nel 1950, in Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e nelle aree: del Fucino; del Delta Padano e della Maremma. L’amara constatazione che emerge da queste foto e che molte di queste realtà rurali si sono ridotte ad un fantasma di sé stesse.
In “Variazioni sul tema” si avverte una dimensione astratta che mette in sintonia: il reale con l’irreale; il materiale con l’immateriale; il tangibile con l’intangibile. Qui Nicola Figliuolo ha elevato la «dimensione arcaico-rurale» ad «icona di bellezza». Le sue immagini suscitano la scoperta delle «relazioni semantiche» che esistono: tra un colle e una pianura, tra una casa e un muro a secco. E rimandano alla vita segreta che si svolgeva «dentro» e «fuori» le quattro mura contadine.
Nell’ossimoro del titolo della sezione – “Oceano Terra” – c’è il manifesto programmatico di una ricerca stilistica spinta per contrasti e condotta con una intensa partecipazione emotiva. Ovvero: terreni che (nell’immaginario del fotografo) smettono di essere tali, per trasformarsi in «mari di suoli» e in «oceani di zolle». A fare da trait d’union tra questi mondi opposti sono: la linea dell’orizzonte e l’«Infinito leopardiano».
Nella sezione “Dolce dorme” è protagonista la coltre di neve, che ammanta e che ricopre le colline del Bradano durante i brevi periodi invernali. Nelle foto si avverte che l’autore ha voluto dare una «consistenza concettuale» ai luccichii provenienti dai cristalli di ghiaccio. Ha guardato il bianco della neve e ha guardato la luce – che si rifrange -piegando alla sua volontà la frazione dei raggi solari che convergono su quel punto della fotocamera che viene chiamato «fuoco della lente».
€30,00
Dettagli
Dimensioni | 28 × 10 × 28 cm |
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Pages | 80 Pagine |
Cover Design | Bartolomeo Telesca |
Publisher | Edizioni Hermaion |
Language | Italiano |
ISBN | 9791280996206 |
Released | SETTEMBRE 2023 |