Il lettore si lasci trasportare in questo viaggio, onirico e lirico, nel quale è l’anima a tracciare il cammino. Nei sentieri, nelle curve della memoria, egli potrà ritrovare sé stesso, incrociare lo sguardo dell’altro e, senza timore, unirsi in una danza leggera e profonda. Cosenza dipinge arcobaleni bellissimi e usa le parole con la giusta misura. Incanta, suggerisce tempi, permette all’immaginazione di abitare in spazi infiniti e luoghi lontanissimi. Le sue sono praterie di parole, lettere che sbocciano come fiori suoi rami della Primavera….
Il linguaggio di Francesco, così multiforme e variopinto, così pieno di agili intuizioni e di felici figure, ci offre un viaggio nella vita che si compie attraverso il qui. Nella sua interessante arguzia verbale, questo autore sorprende per il gran bazar di visioni e per la capacità di aprire varchi nella piccolezza, riconoscere la piccolezza del gigantesco, far dialogare gli opposti.E’ una poesia che si libera di verso in verso come se fosse priva di articolazioni e avesse il solo desiderio di scorrere morbida come acqua di fiume, fino a quando non incontra il mulinello che la impensierisce e la conduce a pensare che dietro questi fuochi di artificio, di segni e di sogni, è in palio la vita.A tratti , come è classico dei talenti, questo verseggiare sembra diventare quasi un gioco, dimentica ogni traiettoria e indugia in un simpatico godimento del proprio virtuosismo espressivo. Ma per asciugare e condurre tutto all’essenziale c’è tempo. Intanto qui si avvera una caleidoscopica proposta di tragitto che spesso fa attraversare i territori della felicità espressiva e con naturalezza spinge a dire la parola poesia.